giovedì 22 gennaio 2009

Lampi da Londra

Buongiorno!

oggi abbiamo una nuova rubrica, non fissa, direttamente da London city!

Vi lascio all'articolo: attualissimo e che...parla di noi...

Buona giornata!

KM

La generazione 'L' e le sue future paure.
a cura di L

Ai sociologi piace dividere i nati dal 1945 in vari gruppi. Ci sono i baby boomer, c'è Generazione X, che può anche diventare Generazione Y negli ultimi tempi. Ma, per quanto mi riguarda, ci sono anche tutti i membri della Generazione L - che è caratterizzata, come l'iniziale della parola fortunato (lucky), appunto dalla lettera L.

Quelli di noi nati in Europa occidentale o negli Stati Uniti non hanno mai realmente conosciuto momenti difficili. I nostri genitori e nonni hanno vissuto guerre mondiali e la Grande Depressione. Noi abbiamo avuto decenni di pace e di prosperità.

E' possibile che questa situazione cambi? Forse la Generazione L ha solamente avuto il lusso di un'estesa "vacanza dalla storia", che volge ora al termine.

Non vi è alcun dubbio che la gente oggi sia in stato di panico. Il flusso di pessime notizie aziendali è così implacabile che Boris Johnson, il sindaco di Londra, ha denunciato che: "Passare un'ora leggendo il FT (Financial Times) è come essere intrappolati in una stanza con membri assortiti di una setta di suicidi millenaristi." Un sondaggio CNN rileva che quasi il 60 per cento degli americani si aspettano che l'attuale recessione si trasformi in una depressione.

Se ci trovassimo in una situazione economica simile a quella della Depressione, ci troveremmo anche di fronte alla politica dei tempi della Depressione? Ciò significherebbe nuovi partiti estremisti e ideologici, l'aumento del nazionalismo, la crescente irrilevanza delle organizzazioni internazionali come la Società delle Nazioni e delle Nazioni Unite e - in ultima analisi - la guerra.

Con tutto questo pessimismo e scenari apocalittici, vale forse la pena di ricordare quanto ancora lontane siano le condizioni dalla Grande Depressione - quando la disoccupazione aveva colpito il 25 per cento negli Stati Uniti e il 20 per cento in Gran Bretagna, e la fame e i senzatetto erano una fatto comune. Ma il ritorno della disoccupazione di massa non è impossibile. L'anno scorso, gli Stati Uniti hanno sperimentato la sua più grande perdita di posti di lavoro in un anno dal 1945. Immaginate l'impatto più ampio sull'economia americana se General Motors e Ford cesseranno la loro attività nel corso del 2009.

Ci viene detto che i nostri attuali leader hanno imparato la lezione del 1930. Ben Bernanke, capo della Federal Reserve statunitense, è uno storico della Grande Depressione e i principali economisti ritengono che la loro conoscenza abbia compiuto progressi dal 1930. Come moderni medici, gli economisti moderni hanno tutta una serie di nuovi strumenti a loro disposizione che erano sconosciuti al tempo della Depressione. Malattie economiche, che una volta potevano essere fatali, possono ora essere trattate efficacemente.

Questa è vero in teoria. Infatti la gran parte degli economisti non ha saputo prevedere l'entità della crisi attuale. Poiché non hanno saputo diagnosticare la malattia, vi è ora poca fiducia popolare che ne trovino la cura. Che cosa succede se si scopre che l'economia come scienza è, in realtà, allo stesso livello della medicina quando i medici credevano ancora nell'applicazione delle sanguisughe? Oppure cosa succede se l'economia, che ha fatto grandi progressi, si trova di fronte ad un nuovo tipo di virus economico per il quale non abbiamo ancora individuato una cura - un virus H5N1 (Influenza aviaria) di tipo economico?

Una simile domanda vale anche per la politica economica adottata per affrontare la crisi attuale. Davvero la nostra conoscenza di che cosa sia andato storto nel 1930 rende meno probabile che si faranno di nuovo gli stessi errori?

Ci sono alcuni segnali preoccupanti. Al vertice dei G20 di novembre, tutti i 20 governi hanno solennemente promesso di evitare il protezionismo, che è ampiamente accreditato di aver aggravato la crisi del 1930. Eppure, nei giorni seguenti il ritorno da Washington, l'India e la Russia hanno innalzato nuove tariffe all'importazione. Un'altra lezione del 1930 è che la cooperazione internazionale - fondamentale per affrontare una crisi finanziaria mondiale - può disintegrarsi rapidamente e generare una depressione.

In passato, i periodi di sconvolgimento economico hanno portato al sorgere di nuovi movimenti politici radicali e forti conflitti sociali. Al momento, la sola grande democrazia che ha indetto elezioni dopo il crollo di Lehman Brothers nel settembre scorso sono gli Stati Uniti, e hanno votato per Barack Obama, un liberale internazionalista. Ma negli ultimi mesi ci sono stati proteste violente nell' Estremo Oriente della Russia, nel sud della Cina e in Grecia.

Per fortuna, passare da alcuni piccoli disordini e tensioni nel commercio internazionale ad un dilagante nazionalismo e alla guerra del 1930, e' ancora un grande salto. Per la mia generazione sembra quasi impensabile che si possa tornare a un'epoca di conflitto armato tra le principali potenze del mondo.

Ma le generazioni precedenti si erano sentite sicure allo stesso modo. Nel 1911, verso la fine di un altro lungo periodo di pace, di prosperità e globalizzazione, GP Gooch, un eminente storico britannico, aveva scritto che: "Ora possiamo guardare avanti con fiducia al momento in cui le guerre tra nazioni civili saranno considerate come dei duelli antiquati".

Alcuni studiosi oggi prendono posizioni analoghe. John Mueller, un accademico americano, ha fatto i suoi conti un paio di anni fa e ha concluso: "Entro pochi anni non ci potranno essere piu' guerre in tutto il mondo." '

Con le bombe che fischiano su Gaza mentre scrivo, forse questa diagnosi sembra un po' prematura. Ma l'ottimismo odierno circa la scomparsa della guerra tra le potenze mondiali può essere più ragionevole di quanto si sia rivelata negli anni precedenti la prima guerra mondiale. Sono passati quasi 60 anni da quando le forze americane e cinesi si scontrarono per l'ultima volta in Corea.

L'equilibrio basato sul terrore atomico non esisteva nel 1914 e ciò ha reso la possibilità' di una guerra meno vicina. Ma un altro importante deterrente, il lungo periodo di integrazione economica e aumento della ricchezza, ora rischia di giungere al termine.

Lunghi periodi di pace e di prosperità, tuttavia, non sono sempre terribilmente interessanti. In mezzo a tutto questo pessimismo economico, non penso di essere il solo ad avere una strana sensazione di eccitazione per avere l'opportunita' di vivere in tempi incerti e storici.
Come Philip Larkin, un malinconico poeta inglese, una volta scrisse: "La vita è prima noia / Poi paura."
Abbiamo avuto la noia. Ora è il momento della paura.

gideon.rachman@FT.com

Articolo originale

1 commento:

Kill Mosquitos ha detto...

quindi?
anche la generazione 'l' imparerà a 'stringere la cinghia' davvero?
non cre ci credo.
c'è crisi, tempi incerti, la gente ha paura, la gente non ha i soldi per fare le cose. la gente non ha i soldi per mangiare.

ma son sempre i soliti, che stanno sempre peggio.
il resto, è un pochino più povero: eviterà di andare a mangiar fuori una sera in più, forse.
ma le piste da sci son sempre superaffollate.
ed è il divertimento più costoso.

di cosa parlià a svegliamo?
paura della guerra?
ma se gaza ci sembra l'ultimo film di ron howard.

chissà se questo clima riuscirà a ridestarci.
mitica generazione L
generazione di rammolliti!