venerdì 27 febbraio 2009

Music 2day







peace&love
the flower power
the fabulous '60s

the environment
the fights
the human rights
the civil rights
wars

niente di più attuale
in questa settimana di...
ronde
nucleare
intercettazioni
amore
tolleranza

peccato non aver trovato una versione video di quei tempi..

enjoy

KM '60s

Love is just a four letter word
by Joan Baez - written by Bob Dilan in 1965



Seems like only yesterday
I left my mind behind
Down in the Gypsy Cafe
With a friend of a friend of mine
She sat with a baby heavy on her knee
Yet spoke of life most free from slavery
With eyes that showed no trace of misery
A phrase in connection first with she I heard
That love is just a four-letter word

Outside a rambling store-front window
Cats meowed to the break of day
Me, I kept my mouth shut
To you I had no words to say
My experience was limited and underfed
You were talking while I hid
To the one who was the father of your kid
You probably didn't think I did, but I heard
You say that love is just a four-letter word

I said goodbye unnoticed
Pushed towards things in my own games
Drifting in and out of lifetimes
Unmentionable by name
Searching for my double, looking for
Complete evaporation to the core
Though I tried and failed at finding any door
I must have thought that there was nothing more
Absurd than that love is just a four-letter word

Though I never knew just what you meant
When you were speaking to your man
I can only think in terms of me
And now I understand
After waking enough times to think I see
The Holy Kiss that's supposed to last eternity
Blow up in smoke, its destiny
Falls on strangers, travels free
Yes, I know now, traps are only set by me
And I do not really need to be
Assured that love is just a four-letter word

Strange it is to be beside you, many years the tables turned
You'd probably not believe me if told you all I've learned
And it is very very weird, indeed
To hear words like "forever" plead
so ships run through my mind I cannot cheat
it's like looking in a teacher's

giovedì 26 febbraio 2009

Thank you day

Buongiorno a tutti!

oggi volevo semplicemente rendervi partecipi dell'andamento del blog, e ringraziarvi per la continuità con cui ogni giorno venite qui e partecipate ai dibattiti!

Ecco qui qualche chart: siamo in forte crescita, e notevolmente al di sopra della media dei siti simili.

E geograficamente, internazionali!

E ieri, abbiamo raggiunto quota 65. Wow!

Le immagini sono piccole ma se ci cliccate su, le ingrandisce...







Ancora grazie a tutti e..
invitate gente, invitate!


Buona giornata!
KM

mercoledì 25 febbraio 2009

Un mercoledì di paura...

....I primi quattro impianti previsti dall'intesa Italia-Francia - in teoria se ne potrebbero costruire due nello stesso posto - copriranno circa il 10-12% del fabbisogno energetico nazionale, contro l'obiettivo del 25% del governo. Dove saranno gli altri? L'identikit del "sito ideale" è facile: deve essere vicino all'acqua, preferibilmente al mare ("la portata del Po è in continuo calo", ricorda Callori), immune da rischi sismici e naturali, non lontano da un elettrodotto e da un porto, visto che molti dei componenti delle centrali arrivano pre-assemblati con dimensioni importanti via-mare. L'Enel una ventina d'anni fa aveva stilato un elenco di candidature che comprendeva un'altra area in Lombardia tra San Benedetto Po e Viadana ("vedremo e valuteremo - ha detto ieri Formigoni - non c'è né un no né un sì preventivo"), il delta del Po, un paio di località in Puglia, Avetrana e Carovigno, la Sicilia sud-orientale e l'isola di Pianosa ("il nucleare non sbarcherà in Toscana", ha promesso Erasmo D'Angelis, presidente della Commissione ambiente della Regione). E Scanzano Ionico in Basilicata era stato indicato come luogo ideale per lo smaltimento delle scorie. Un elenco che conserva ancora una certa attualità....


un estratto dell'articolo di Ettore Livini, su Repubblica.it di oggi (vedi articolo completo), da cui vorrei partire per alcune riflessioni.

Questo tema l'avevamo già trattato qualche tempo fa...
Ieri, però lo psiconano e il marito di Carlà hanno firmato l'accordo sul nucleare: 4 impianti nuovi di zecca da costruire in Italia entro il 2020, mi pare.

Torniamo alla ribalta con l'argomento nucleare quindi...e mi viene subito in mente Report e la sua trasmissione sul nucleare nel nostro belpaese.
paura.
vera.

Beninteso io credo che il nucleare sia ormai una scelta obbligata, dato il fabbisogno energetico.
e senza fare gli ipocriti, nessuno è disposto a rinunciare a quello che l'energia ci da. da nessun punto di vista.
tornereste a usare le candele, a fare poche lavatrici, a spegnere le luci e usare lampadine a basso consumo energetico, a spegnere la tv e lo stereo non dal telecomando (così non rimane accesa la lucina rossa..), ad avere città più buie, etc etc etc?
penso proprio di no.
quindi se il problema è'non voglio la centrale nel giardino di casa mia', che senso ha pagare altri paesi, che hanno centrali a 100km dal nostro benedetto giardino?
se succede qualcosa...ci siamo dentro tutti.
vedi Chernobyl.


2 riflessioni però, ci stanno.
la prima: con la superficialità di noi Italiani, riusciremo a tenere questi impianti in sicurezza? abbiamo visto le condizioni in cui sono le strutture di tentativi passati rimaste abbandonate...
la seconda: ma se la localizzazione deve essere vicina all'acqua, in territorio non sismico, non lontano da porti ed elettrodotti, ma lontano da acquedotti etc etc...
avete presente com'è fatta l'italia?
stretta e lunga...e sovraffollata..

e sapete chi se la prenderà in quelo posto?
il sud
perchè?
perchè ha bisogno di soldi
perchè non gliene frega un cazzo a nessuno.

e da qualche parte, ste centrali, dovranno pur metterle.

KM ecologista

martedì 24 febbraio 2009

Ascolta un cretino

a cura di Mr. Wolf

Ad Personam

Oggigiorno questa locuzione è entrata a far parte del nostro lessico comune per il malcostume politico di ogni colore e bandiera che sia passato a governare il nostro paese, con una punta di diamante, il nostro attuale Presidente del Consiglio;
il fenomeno è lievitato in maniera evidente dopo Mani Pulite non tanto per l’avvento di Berlusconi sulla scena politica, quanto perché prima il sistema politico graniticamente solidale nei 60 anni della prima repubblica raramente aveva avuto bisogno di usare tali strumenti per proteggersi.
E, paradosso dei paradossi, la legge ad personam più indecente e dannosa l’ha fatta la sinistra.
A favore di Berlusconi.
Come? Semplicemente NON facendo una legge sul conflitto d’interessi nelle due, ben due, occasioni che ha avuto.
Punto cardine del programma di sinistra di entrambe le tornate elettorali, il problema più importante e più urgente da affrontare una volta saliti in carica, catalizzatore di voti di masse aizzate con frasi roboanti tipo “la democrazia è in pericolo!” e “sta tornando il fascismo!!”, la legge sul conflitto di interessi non ha mai visto la luce, abortita nei litigi di coalizioni raffazzonate e svanita nei sogni degli elettori con il brusco risveglio della realtà dei fatti.
Perché il disegno di legge depositato nel 2007 dal governo Prodi riposa ancora oggi negli archivi della Camera? Perché?
Forse perché il parlamento sarebbe stato svuotato decapitando indistintamente ogni schieramento politico, come è diventato evidente poco dopo con i casi Unipol-BNL e Coop Rosse?
Forse perché il sottobosco di intrecci clientelari e commistioni di affari e politica avvolge indistintamente destra e sinistra?
Forse proprio perché Berlusconi è solo la punta, anche se ben alta, di un iceberg e il problema non è una parte, ma come funziona trasversalmente tutto il sistema Italia.
O forse con una punta di malizia possiamo ipotizzare che eliminando Berlusconi dalla scena politica sparirebbe anche l’unico collante che ha tenuto insieme negli ultimi 17 anni una sinistra senza numeri e senza idee, che si ritroverebbe per di più senza alibi.
E ora cosa resta?
Restano le stesse roboanti frasi urlate ancora a gran voce da un neo-segretario eletto da un plebiscito che ha sconfessato a distanza di pochi mesi il democratico e politicamente perfetto concetto delle primarie in nome di un’unità di partito che non sanno veramente più dove trovare.
E siamo senza una legge sul conflitto d’interessi, e Berlusconi si sente sempre più forte e libero, e gli elettori di sinistra cercano in massa qualcosa di meglio.
Chavez ha dovuto cambiare la costituzione per poter restare presidente a vita, a Berlusconi basta la sinistra italiana…

lunedì 23 febbraio 2009

e alla fine...

dopo tante 'ansie da prestazione',
siamo arrivate settime!!!!

Brave...anche se..
c'è sempre un se.
Più che la prima, l'ultima partita...
non che l'avremmo vinta,
perchè comunque erano forti
(sono arrivate terze, e quella più "bassa era 15/20 cm più alta di me, tanto per cambiare..)
ma perchè ce la potevamo giocare e il primo set ce lo siamo giocato!
eravamo 18-15 o giù di lì, nel primo
Abbiamo perso 23 a 21.:-(
psicologicamente delle cacche!
per due volte, in questo torneo, eravamo in vantaggio anche di 5 punti e poi abbiam perso il set.
e non fosse tanto il set perso punto a punto,
ma quanto per il secondo perso poi da principianti,
con parziali imbarazzanti!
come se la partita fosse 1 set solo: diamo il massimo e poi?
il secondo basta!
ecco su cosa dobbiamo lavorare..
oltre, ovviamente, alla parte tecnica per gestire al meglio i colpi,
anche la testa.
Anzi, soprattutto la testa.
Sembra poco ma se non ci sei, non ci sei.
e tirarsi fuori è una delle cose più difficili che esista.
però...però penso che ci si possa allenare, ad essere mentalmente forti.
e ci deve essere una soddisfazione enorme a venirne fuori.
questo è il mio prossimo obiettivo, in campo come nella vita:
qualsiasi cosa succede all'esterno,
esserci. comunque.
e tirarsi fuori.
e andare dritto verso l'obiettivo.
perchè, costi quel che costi, alla fine si arriva al risultato,
e con grande soddisfazione.

Grazie alla mora, la mia socia, con cui mi sono trovata bene e divertita!
ci rifaremo, ne sono certa!

e grazie ai "fans", venuti a dare manforte!

e brava Eli Baba!
che sta crescendo, e oggi ha vinto anche contro la numero 1 in italia!
pur giocando con una compagna molto forte, lei ha fatto il suo!
Brava babà! continua così!
testa sotto e via!i risultati, pian piano arrivano!
sono fiera di te!

KM #7

P.s. ah, cliccate qui: Studio aperto e, al minuto 19 circa, guardatevi i codini della Geo!!ah ah ah

venerdì 20 febbraio 2009

e allora...musica!!!

'giorno!
per onorare degnamente quest'altra 'bellissima settimana',
volevo ammorbarvi con robe del tipo Everybody Hurts, dei R.E.M....
poi mi son detta:perchè?

questa è moooolto più bella!!!
e soprattutto, allegra!
...e guardate che tacchi...1982, eh?

Buon week end!
e km, in culo alla balena!!;-)


KM under pressure



Lamette
Donatella Rettore,1982

Dammi una lametta che mi taglio le vene
(coro) ploloploploploploploplo
diventa bieca questa notte da falene
(coro) ploloploploploploploplo
promette bene si promette tanto bene
ma gimme gimme gimme
ma gimme gimme gimme
ma gimme gimme gimme
ma dammi una lametta che mi taglio le vene

dammi una lametta che ti taglio le vene
(coro) ploloploploploploploplo
ti faccio meno male del trapianto del rene
(coro) ploloploploploploploplo
ti voglio si ti voglio tanto bene
ma (coro) gimme gimme gimme
ma (coro) gimme gimme gimme
ma (coro) gimme gimme gimme
ma dammi una lametta che mi schioppo le vene

parlo già da sola
e disegno nell'aria
certo ho un po' peccato ma che goduria
mi gioco tutto con candore e furia

e allora stop!
Senti come affetta questa lametta
da destra verso il centro zac!
Dall'alto verso il basso zip!
Che gusto che innesto gimme gimme gimme!
E allora stop!
Senti come taglia questa canaglia
ma che poltiglia gimme gimme gimme!
E allora stop!
Vivere in fretta
prendere al volo
tutto conviene dammi dammi dammi dammi

dammi una lametta che mi taglio le vene
(coro) ploloploploploploploplo
mi faccio meno male del trapianto del rene
(coro) ploloploploploploploplo
mi voglio bene si mi voglio tanto bene
ma (coro) gimme gimme gimme
ma (coro) gimme gimme gimme
ma (coro) gimme gimme gimme
ma gimme... ma gimme...
dammi una lametta che
(coro) dammi una lametta che
dammi una lametta che mi sgaro le veneeeee

giovedì 19 febbraio 2009

un ordinario giovedì

'giorno..
inutile che sto a dirvi come ho trascorso la settimana...
Fortunatamente meglio della precedente ma non proprio al massimo.
capita

c'è da dire che sono molto proiettata verso il torneo che farò questo week end:
se sabato 'passiamo' le qualifiche, mi troverò a giocare con alcune delle prime in italia!
che bello!
se ci siete, venite a farvi un giro..
non tanto per la sottoscritta
ma per le mitiche che parteciperanno!
un pò di sano sport ad alti livelli.

oggi, fuori con delle amiche, riflettevo su una cosa: i rapporti di coppia.

quante persone conoscete che sono felici e soddisfatti del proprio rapporto?
quanti dei vostri amici sono sereni e felici?

certe volte penso che la superficialità e l'egoismo che regna nella res publica, sia esattamente riportato a livello personale.
o forse è il contrario.

superficialità ed egoismo dilagante
i sentimenti e il punto di vista altrui hanno importanza se e solo se rientrano perfettamente nella sfera di ciò che ci va di fare.
non esiste più il sacrificio
non esiste più il rispetto
si aggredisce per non essere aggrediti
si cerca sempre di dare le colpe all'altro
è più semplice, d'altronde

avere il piede in due scarpe è meglio che in una sola:
così possiamo scegliere e non siamo mai soli.
comodo.
neanche a pensare di metterci di fronte ad uno specchio,
e sputare in faccia la verità
quella vera.
ed affrontarla, una volta per tutte.
ma no...lasciamo tutto così che prima o poi il tempo risolve tutto.

c'è una ragione per questa moria di rapporti
eccome se c'è

come si fa ad amare una persona e farle del male?
come si fa a pensare che le menzogne non facciano male?
come si fa a pensare che la verità a muso duro non faccia male?
come si fa a pensare di sacrificare la propria vita per 'errori' passati o scelte che in un altro momento avevano senso ed ora non più, e non concedersi un'altra possibilità?

come si fa, quando trovi l'amore, a lasciarlo andare?

bel casino eh?
forse, meglio tirarsi fuori dai giochi.
essi.
meglio.

KM the tentative beacher

mercoledì 18 febbraio 2009

La rubrica di Ele

» Vorrei Avere Il Becco «
Vorrei avere il becco
Per accontentarmi delle briciole
Concentrato e molto attento
Si, ma con la testa fra le nuvole
Capire i sentimenti quando nascono e quando muoiono
Perciò vorrei avere i sensi per sentire il pericolo
Se tutti quanti lo sanno ma hanno paura che l'amore è un inganno
Oh, ce l'ha fatta mia nonna per 50 anni con mio nonno in campagna
Più o meno come fa un piccione
Lo so che e brutto il paragone
Però vivrei con l'emozione
Di dare fiducia a chi mi tira il pane
Più o meno come fa un piccione l'amore sopra il cornicione
Ti starei vicino nei momenti di crisi
E lontano quando me lo chiedi
Dimmi che ci credi e che ti fidi
Un giorno avevo il vento che mi accompagnava su una tegola
A volte sono solo e mi spavento, cosa cì fanno due piccioni in una favola?
Se tutti quanti lo sanno ma hanno paura che l'amore è un inganno
Oh, me l'ha detto mia nonna
«Lo sai quante volte non pensavo a tuo nonno?»
Più o meno come fa un piccione
E mica come le persone che a causa dei particolari
Mandano per aria sogni e grandi amori
Camminerò come un piccione a piedi nudi sull'asfalto
Chi guida crede che mi mette sotto
Ma io con un salto all'ultimo momento
Volerò ma non troppo in alto
Perché il segreto è volare basso
E un piccione vola basso
Ma è per questo che ti fa un dispetto
Ma è per questo che anche io non lo sopporto
Noi però alla fine resteremo insieme
Più o meno come fa un piccione
L'amore sopra il cornicione
Ti starò vicino nei momenti di crisi
E lontano quando me lo chiedi
Dimmi che ci credi
Ci sveglieremo la mattina, due cuori sotto una campana


In onore al clima festivaliero, riporto integralmente il testo del brano vincitore del 2006

Per chiudere cito un’intervista rilasciata ieri dall’autore alle reti rai:

Domanda “Povia, lei ritiene che l’omosessualità sia una malattia”
Risposta “Certo che no; se lo pensassi, offenderei tutti i malati”

P.S.
Il propagandarsi o l'essere il protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione, è una esigenza che molti hanno ma che è altamente inflazionistica.
Giovanni Trapattoni

martedì 17 febbraio 2009

Ascolta un cretino

di Mr.Wolf

INSINDACABILI SINDACATI

La grande manifestazione della CGIL di qualche giorno fa,
indetta nominalmente per protestare contro le strategie anti-crisi del governo,
ha invece raggiunto abbastanza efficacemente lo scopo reale di mettere in guardia CISL e UIL sui rischi di accordi separati col governo: voi fate quello che vi pare, ma se noi diciamo di no possiamo bloccare lo stesso ogni attività produttiva.
Ed Epifani questo messaggio l’ha lanciato in grande stile con il pieno sostegno in piazza degli alti papaveri del PD, cercando legittimità per una protesta assolutamente orfana di idee costruttive, come purtroppo ormai ci hanno abituato i sindacati nel nostro paese.

Intendiamoci, i sindacati sono fondamentali in una società civile, in diritto si dice che tra il datore di lavoro ed il suo dipendente esiste una disuguaglianza oggettiva, cioè una differente forza contrattuale, perché il lavoratore è una merce fruibile, come il denaro, soprattutto quando non è specializzato; è sostituibile con facilità da parte del datore di lavoro, il quale riceverà un minor danno dalla perdita di un operaio, che non l'operaio dalla perdita del posto.
Questa disuguaglianza viene livellata da leggi che proteggono i lavoratori in generale e dai sindacati nello specifico della categorie di lavoro, del singolo lavoratore e della contrattazione collettiva degli accordi.
Negli anni del boom economico e della grande industrializzazione i sindacati hanno fatto grandi conquiste per i lavoratori e per la democrazia italiana stessa, e anche semplici parole come permesso retribuito, delegato, responsabile della sicurezza sono stati passi avanti importantissimi ed essenziali per i diritti dei cittadini lavoratori.

Purtroppo però non siamo stati capaci di frenare quando bisognava farlo ed ora l’eccessiva sindacalizzazione è diventata un male al pari del suo opposto,
la negazione della libertà sindacale, e una CGIL con ormai ben poche radici nel tessuto produttivo sta contribuendo in maniera sostanziale all’affossamento dell’economia più che badare alla tutela dei lavoratori.
E questo da parecchi anni.
L’esempio servito su un piatto d’argento è la vicenda Alitalia dove pur di non perdere la faccia davanti ai suoi quasi 6 milioni di tesserati, dopo decenni di pessimo operato, ha sostanzialmente fatto saltare l’accordo faticosamente composto dal governo Prodi con Air France per consegnare poi la nostra disastrata compagnia di bandiera in mano alla onerosa e ridicola operazione elettorale del centrodestra con il risultato, entrando nel merito di quella che dovrebbe essere la sua funziona protettiva del lavoratore, di far perdere il triplo dei posti di lavoro rispetto a quelli previsti dall’accordo coi francesi.
Per completare il quadro, al tempo dell’offerta di Air France, Lufthansa si tirò indietro ancora prima di fare una proposta perché i sindacati tedeschi ritennero troppo sindacalizzata l’azienda italiana!

Non sarebbe il tempo adatto per una bella riforma dei sindacati?
Non sarebbe ora di riportare i sindacati alla funzione che dovrebbero avere e che tanto bene ha fatto alla nostra democrazia, cancellare la formula tante tessere= tanti voti e ridare una dignità nel mondo del lavoro italiano alla parola “meritocrazia”?

Mr.Wolf

lunedì 16 febbraio 2009

Lunedì Cinema

a cura di Miike

Ciao a tutti!
Questa settimana parlo di un film che aspettavo da un po', di un regista - David Fincher - che da Seven a Fight Club fino a Zodiac, ha regalato bei momenti di cinema.
La pellicola in questione è peraltro candidata a ben 13 Oscar, quindi le premesse c'erano tutte...


Il curioso caso di Benjamin Button
di David Fincher

Nel cinema a volte capita che il tentativo di realizzare un film grandioso porti a considerare con eccessiva leggerezza la consistenza degli elementi di base. Questo è in parte il caso de Il curioso caso di Benjamin Button, tratto da un breve racconto stravagante di F. Scott Fitzgerald, una suggestiva fantasia su un uomo che invecchia al contrario, passando nel corso degli anni da una senescenza neonatale a una anziana gioventù.
Nel racconto originale, la storia di Benjamin serviva all'autore come pretesto per fornire alcune osservazioni sull'educazione dei giovani, sul loro comportamento e sui riti di corteggiamento a cavallo tra il 19simo e il 20simo secolo.

Partendo da questo bizzarro e apparentemente poco promettente riferimento di base, il regista David Fincher e lo sceneggiatore Eric Roth ("Forrest Gump") hanno costruito un'epopea che condivide solo il titolo e la premessa di base della fonte letteraria.
Nel film, le vicende sono raccontate attraverso la lettura di un diario alla protagonista (Daisy/Cate Blanchett) ormai anziana: si tratta della ricostruzione della vita di Benjamin Button, nato alla fine della prima guerra mondiale, abbandonato ancora in fasce alle prese con problemi di salute tipici di un novantenne, e della sua esistenza attraverso un secolo di storia americana, passando attraverso innumerevoli peripezie, e ringiovanendo alla ricerca dell'unico e grande amore, la stessa Daisy, da giovane moderna ed emancipata ballerina bohemienne.

La pellicola si propone involontariamente come il vero anti-The Millionaire della stagione cinematografica. Tanto esuberante e colorato il film di Boyle, quanto misurato e "stinto" quello di Fincher.
La storia copre un periodo di circa 80 anni (dal 1918 all'uragano Katrina), e in ogni momento la direzione artistica e i costumi ricreano meticolosamente l'atmosfera. Visivamente poi il film è quasi perfetto; la fotografia è evocativa, gli effetti speciali (elemento chiave) notevoli e non troppo esasperati, gli attori importanti e pronti per l'Oscar - Brad Pitt, va riconosciuto, si sforza davvero molto.
In definitiva, il film sembra rappresentare un propotipo ideale di grande film, a partire dalla sua durata - 167 minuti - quasi a proclamarne l'importanza. Ma il proclama è in parte bugiardo, e gli elementi positivi finiscono per mettersi al servizio di una storia che è emotivamente poco coinvolgente e sostanzialmente poco appassionante. Benjamin è un personaggio passivo, inerte, definito nel film quasi esclusivamente dal suo processo di invecchiamento. Senza ambizione, senza interessi, fuoricasta, guidato solo dal desiderio per Daisy, la sua "malattia" lo porta a percepire l'inadeguatezza della vita umana, e lo pone a distanza dal resto dell'umanità. Sfortunatamente, questa distanza si riproduce anche nei confronti di chi guarda il film, nel momento in cui la mancanza di passione di Benjamin rende difficile preoccuparsi per il suo destino.

Forse Roth ha pensato che ogni generazione debba avere il suo Forrest Gump, tante sono le similitudini tra i due film. Ma qui il risultato è un'opera un po' ruffiana in chiave Oscar, impeccabilmente classica e dettagliata, ma fondamentalmente piuttosto fredda, una serie di eventi non sempre pregnanti nell'attesa che si risolva la storia affettiva tra Benjamin e Daisy, il cui destino arriva in modo forzato e poco naturale (tra l'altro, la "chimica" tra Pitt e una pur brillante Blanchett non sembra così evidente).
Nonostante i problemi narrativi, Benjamin Button sarebbe stato un film diverso se fosse finito nelle mani di un regista più abituato al racconto di storie sentimentali rispetto a Fincher, i cui film più importanti fanno della tensione e del clima dark i veri punti di forza. Si rimane così un po' perplessi, interrogandosi sul significato della indulgente favola raccontata nel film - che non sia che il tempo è crudele, che il vero amore dura il tempo di un soffio,o che la mortalità è una brutta faccenda.

6,5/10.

domenica 15 febbraio 2009

Edizione Speciale!

Sono appena tornata a casa dal week end montanaro
apro la porta
accendo la luce
e trovo 'sto qui.
Morto.

Qualcuno sa chi è?

venerdì 13 febbraio 2009

Karaoke

e finalmente,
it's Friday!

e personalmente, me ne vo in montagna
a surfare
sulla neve
io
la mia tavola
e la montagna
il resto lo lascio qui

Dopo il "mio" urlo di ieri,
che devo dire ha riscosso successo,
oggi si canta
per affrontare meglio il week end!

Segnalato da Matteo comes around and goes around

Buona cantata!

KM


giovedì 12 febbraio 2009

Sintesi della settimana

Ebbene si
il blog è anche questo
Solo un'immagine eloquente
che non necessita spiegazioni.

Oggi va così..
per lo schifo che c'è in italia,
per la sofferenza che è sempre lì in agguato
per la mancanza di rispetto
la superficialità
la falsa moralità
per la paura

Buona giornata
KM

mercoledì 11 febbraio 2009

La rubrica di Ele

1984

Era il 1948, la II guerra mondiale era dietro l’angolo e il ricordo delle dittature ancora fresco, quando George Orwell pubblicò 1984, probabilmente il suo capolavoro.

Il racconto si sviluppa su due piani.
Il piano storico e sociale, dominato da un governo totalitario e onnipresente che, per bocca dei suoi slogan e per occhi delle sue telecamere, riempie ogni attimo della vita dei singoli.
“La pace è guerra”
“La libertà è schiavitù”
“L’ignoranza è forza”
recitano a ripetizione gli spot governativi, senza specificare che non c’è coincidenza tra il soggetto referente del primo e del secondo termine.
E’ un mondo perennemente in guerra, quello che ci racconta Orwell.
Una guerra combattuta tra tre grandi superpotenze - Oceania, Eurasia e Estasia - che, a intervalli più o meno regolari, cambiano il proprio gioco di alleanze.

Dietro a tutto e sopra a tutto, in Oceania, dove si svolge il racconto, c’è il Grande Fratello.
Un Grande Fratello un po’ diverso da quello che conosciamo – altrettanto incombente e misterioso ma certo meno paziente e benevolo con le marachelle dei propri osservati.
E’ un Grande Fratello che gestisce il quotidiano per mezzo dei suoi organismi e ministeri, tra i quali riveste un ruolo fondamentale il Ministero della Verità, incaricato di controllare la comunicazione: censurare libri e giornali non allineati alla versione ufficiale, alterare la storia e, last but certainly not least, ridurre la forza espressiva del linguaggio.

Tra le migliaia di grigi e anonimi dipendenti del Ministero della Verità c’è Winston Smith, il protagonista di 1984.
E qui ci spostiamo sul secondo piano, quello umano.
Apparentemente incolore come (quasi) tutti i suoi colleghi, Smith soffre però la terribile routine del suo lavoro: riscrivere la storia e cancellare le tracce di un passato poco onorevole per il potere.
Nonostante la noia del lavoro e l’onnipresenza del regime, Smith è però ancora un individuo autonomo.

Comincia così a frequentare un movimento sovversivo clandestino ma, proprio quando sembra prossimo a riuscire nella riaffermazione della propria identità, scopre che O’ Brien, il collega che l’ha introdotto nel movimento, è in realtà una spia del regime.
Al Grande Fratello, infatti, non basta controllare la vita degli individui, vuole di più, vuole entrarne nella testa, nell’anima e nel cuore, vuole controllarne sentimenti e pensieri e annullarne speranze e emozioni.
E dove la forza del linguaggio e della propaganda non basta, intervengono violenza e paura, violenza e paura a cui Orwell riesce a dare vita con l’incredibile lucidità e freddezza con cui descrive la scena della stanza 101 e di quello che vi avviene all’interno.
E’ dopo questa scena che Smith torna ad essere un anonimo tra mille.
Dimentico del suo passato, indifferente ai suoi stessi sentimenti e disinteressato tanto ai suoi diritti quanto alla loro violazione, preoccupato solo di quello di cui il regime vuole che ci si preoccupi – la guerra, che – per inciso – alla fine del libro è combattuta contro l’alleato delle prime pagine.

Il trionfo del Grande Fratello è però ancora più crudele e sconvolgente perché – nonostante la tortura – è un trionfo subdolo e silenzioso, giocato su un lento e inesorabile lavaggio del cervello condotto con il più semplice dei mezzi a disposizione: il linguaggio e la paura.

Qui mi fermo


P.S.
1984 è anche il titolo di un film, ovviamente tratto dal libro e, meno ovviamente, fortemente rispettoso dello stesso.
C’è solo una piccola differenza tra film e libro – un dettaglio dell’ultima scena.
Nel libro ascoltiamo Smith dire “Sono molto preoccupato per la guerra”
Nel film ascoltiamo Smith dire “Sono molto preoccupato per la guerra” mentre una lacrima, umana e viva, scorre sul suo viso.

Potere dell’immagine, che senza aggiungere una parola, cambia il significato di tutto?


Qui mi fermo

P.S.
Tutti gli animali sono uguali ma alcuni animali sono più uguali degli altri

Giovanni Trapattoni? No, però potrebbe essere…

martedì 10 febbraio 2009

Ascolta un cretino

di Mr.Wolf

LA MORTE E LA FANCIULLA

Eluana Englaro… conscio che questo nome negli ultimi giorni ha il potere di scatenare una guerra voglio subito precisare il mio pensiero in materia: dalla Cassazione è stata emessa una sentenza laica dettata sicuramente dalla pietà, un po’ dal buon senso e pochissimo dalla legge; sono d’accordo sull’esigenza di avere in Italia una legge sul testamento biologico e pace all’anima sua sono d’accordo sul lasciare andare questa povera ragazza, ma trovo assolutamente sbagliato il come si è giunti a questa conclusione da parte dell’organo che sopra a tutti gli altri dovrebbe far rispettare leggi e Costituzione italiane.
Così chi vuole adesso può non leggere quello che scrivo dopo e scagliarsi su di me sventolando le bandiere che meglio crede.

Ora entro nel merito di quello che ho scritto:
la sentenza così com’è avalla l’idea che possa valere, per interrompere l'interruzione di un trattamento ordinario di alimentazione e idratazione di una persona in stato vegetativo, la sua eventuale volontà pregressa, espressa in modo non esplicito.
I due punti evidenziati rendono esplosiva, del tutto nuova e contro la legge la decisione presa.
Primo punto non si può parlare di accanimento terapeutico, lei non era un paziente terminale, l’articolo 32 della Costituzione dice che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario” ma non è di questo che si sta parlando, il nutrimento e l’idratazione essendo comuni indistintamente alla vita non sono considerati terapia; quindi negare i mezzi di sussistenza a chicchessia in Italia è considerato ancora omicidio.
Secondo punto dopo essermi letto per bene tutta la sentenza non c’è traccia di una espressione legalmente accettabile che certifichi la volontà della ragazza nel senso di quanto deciso, e quindi si è presa una decisione in base a relata referiti, giuridicamente inconcepibile.
Questa sentenza in pratica asserisce inoltre che la vita umana ha una dignità e una ragion d’essere solo in quanto capace di funzioni cognitive e conoscitive, e questo discrimina il rispetto e la tutela della vita secondo la patologia, lo trovo inaccettabile.
D’altro canto penso anche che sia assurdo accogliere eccezioni come quelle di Crisafulli, assurto agli onori della cronaca in quanto caso di “miracolosa resurrezione” da coma vegetativo e ora combattente per il diritto alla vita, perché giustamente la magistratura non ha decretato la certezza assoluta dell’irreversibilità dello stato della Englaro, ma solo la certezza scientifica allo stato delle conoscenze attuali; in soldoni magari fra 100 anni Eluana potrebbe correre felice nei prati, ma oggi no e quindi chi si attacca a questi argomenti lo fa solo per alimentare convinzioni religiose personali mascherate da etica.
Come, rimanendo in tema religioso, trovo semplicemente ridicolo il comportamento del Vaticano che ormai fuori dal tempo e dalla società reale non riesce neanche a capire quando la parola Pietà, inflazionata in ogni chiesa ad ogni messa pronunciata, finalmente troverebbe un’applicazione pratica.
E ciliegina sulla torta l’assurdità dell’affannosa rincorsa al trucchetto legislativo per tenere in vita questa povera ragazza e farne una bandiera politica senza capire che il vero significato di tutta questa vicenda è solo nell’esigenza, in uno stato civile quale il nostro dovrebbe essere, di una legge che affronti questo gravissimo problema divenuto, con l’avanzare della scienza e con circa duemila casi potenzialmente analoghi, all’ordine del giorno.

Ora la ragazza non c’è più, ho sentito poco fa la notizia del decesso ed è evidente che nonostante tutte le parole dette essendo passati solo quattro giorni una mano santa l’ha aiutata ad andarsene, con un po’ di quella pietà che nessuno finora ha dimostrato; la speranza è che tutta l’energia messa in campo nelle ultime settimane non si dissolva prima di aver posto rimedio alla grave lacuna del nostro diritto, anche se l’impronta ottusamente cattolica del nostro paese non è che mi riempia di ottimismo sul risultato.

In tutto questo ammiro veramente tanto il senso dello stato del signor Englaro, che avrebbe potuto da Lecco fare pochi chilometri e portare la figlia a morire in Svizzera, o ancora più semplicemente trovare chi lo facesse in Italia fra le pieghe della Sanità e della Giustizia, come molte volte succede, e invece ha scelto di lottare e di portare avanti una battaglia di civiltà di cui il nostro paese ha proprio bisogno. Tanto di cappello e condoglianze.

Mr.Wolf

lunedì 9 febbraio 2009

Lunedì Cinema

a cura di Miike

Ciao a tutti,

sabato sera ero pronto per andare a vedere Frost/Nixon, ma mi sono trovato in minoranza e ho dovuto accettare l'esito di una decisione democratica :) "Tom Cruise nei panni di un ufficiale nazista... uhm... interessante abbastanza per stimolare la mia passione per il trash". Dopo averne sentito parlare per mesi (forse anni) sul Web con toni polemici e sarcastici, ecco la mia opinione su una delle catastrofi cinematografiche più strombazzate ancora prima dell'uscita del film nelle sale.


Operazione Valchiria
di Bryan Singer
Rispondo subito alla domanda principale. No, non c'è niente di eccessivamente ridicolo nel vedere Tom Cruise con una benda sull'occhio e una mano monca, che si aggira per il set con una scintillante uniforme da colonnello tedesco; e allo stesso tempo nulla lo rende particolarmente affine al personaggio di Claus von Stauffenberg, aristocratico e contrastato leader della cospirazione che tentò nel 1944 di decapitare il governo nazista e organizzare un colpo di stato. In altre parole, se si considera Operazione Valchiria come un didascalico drama-thriller ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale, e si riesce nell'impresa di astrarsi dal discorso "Tom Cruise che prova ad uccidere Hitler" (compito facilitato dal doppiaggio italiano vs. la versione originale, in cui la parlata yankee dell'attore si oppone a quella di un manipolo di attempati attori britannici), diventa possibile godersi il film.

Va riconosciuto al regista Bryan Singer (autore del memorabile I soliti sospetti) che é comunque sempre difficile realizzare un thriller quando gli spettatori conoscono il finale fin dal principio, in questo caso la cronaca di una sconfitta - è non sto parlando della carriera dello scientologista preferito di Hollywood. Von Stauffenberg, conte e colonnello gravemente mutilato combattendo per il reich, viene introdotto all'interno di un circolo ristretto di leader politici e militari dissidenti del regime, e assieme a questi progetta un tardivo piano per l'uccisione di Hitler che prevede l'utilizzo delle "Valchirie" - il contingente di emergenza governativo addestrato per reagire in caso di colpo di stato - come lo strumento per compiere il colpo di stato stesso. Il piano prevede di uccidere Hitler, annunciare che le SS hanno assassinato il Fuher e stanno tentando di destabilizzare il regime, e infine utilizzare le valchirie per arrestare l'intero vertice delle SS e instaurare un nuovo governo. Tutti sanno come le cose sono andate a finire.

L'intero film ruota attorno alla figura del personaggio principale, per l'interpretazione del quale l'attore ha ricevuto critiche pesanti negli USA e in Germania - anche dal figlio dello stesso Von Stauffenberg - già molto in anticipo rispetto all'uscita del film. Tom Cruise è un attore intenso, anche se di un'intensità che tende ad assomigliarsi nelle varie interpretazioni: Ethan Hunt di Mission Impossible, il padre de La Guerra dei Mondi, il poliziotto futurista di Minority Report... è l'intensità di un uomo che strizza gli occhi, digrigna i denti e dice, con una convizione quasi disumana, "posso farcela". Nel caso di Operazione Valchiria, l'interpretazione è di nuovo la stessa, in un film che in effetti non gli chiede molto di più. Nella storia reale Stauffenberg, che odiava Hitler ma supportava il Reich, finì per sacrificarsi sul duplice altare del nazionalismo e del militarismo; di questa ambiguità e complessità non c'è traccia nel film, dove trionfano gli assoluti morali.

Operazione Valchiria interesserà probabilmente di più a coloro che hanno una passione per il periodo storico, e al contempo potrebbe esercitare maggior fascino su coloro che non hanno mai visto un documentario sul tema e non conoscono lo sviluppo degli eventi. Le scene chiave possiedono un elevato livello di tensione, e Singer, abbandonate tutine aderenti e superpoteri (X-Men), è riuscito a realizzare una pellicola sufficientemente intensa ed elaborata, anche se piuttosto vuota dal punto di vista psicologico. Oppure no, e in realtà in un film così austero e meccanicistico, continuamente disturbato da rumori di macchine sullo fondo, la mancanza di umanità dei personaggi è deliberata, e Singer ha voluto mettere in scena la storia di un militare tedesco della vecchia scuola, una sorta di macchina umana, senza alcun sentimento se non la completa dedizione per la sua missione? Il dubbio resta. Nel complesso, il film è vedibile, anche se rimane l'aura di un progetto prestigioso che non raggiunge mai il livello atteso.

6/10

venerdì 6 febbraio 2009

tempo di bilanci

voi, li fate mai?

thanks Pisolux per il suggerimento.

Buon Ascolto

KM




Domani è un altro giorno
Ornella Vanoni - 1971

E' uno di quei giorni che ti prende la malinconia
che fino a sera non ti lascia più
la mia fede è troppo scossa ormai ma prego e penso fra di me
proviamo anche con dio non si sa mai
e non c'è niente di più triste in giornate come queste
che ricordare la felicità sapendo già che è inutile ripetere:
chissà ? Domani e' un altro giorno si vedrà
è uno di quei giorni in cui rivedo tutta la mia vita
bilancio che non ho quadrato mai
posso dire d'ogni cosa che ho fatto a modo mio
ma con che risultati non saprei
e non mi sono servite a niente esperienze e delusioni
e se ho promesso non lo faccio più ho sempre detto in ultimo :
ho perso ancora ma domani è un altro giorno, si vedrà
è uno di quei giorni che tu non hai conosciuto mai
beato te si beato te
io di tutta un'esistenza spesa a dare,
dare, dare .... non ho salvato niente, neanche te
ma nonostante tutto io non rinuncio a credere
che tu potresti ritornare qui e come tanto tempo fa ripeto :
chi lo sa ? Domani è un altro giorno si vedrà
e oggi non m'importa della stagione morta
per cui rimpianti adesso non ho più
e come tanto tempo fa ripeto :
chi lo sa ? Domani e' un altro giorno si vedrà
domani e' un altro giorno si vedrà.

giovedì 5 febbraio 2009

...e che ne so!

Buongiorno..
qualche giorno fa stavo guardando il tg, lunedì credo.
tra i vari omicidi, pluriomicidi, stupri etc (che bella comunicazione...fra un pò avremo paura di uscire di casa...mah) c'è stata l'intervista agli amici dell'indiano bruciato in provincia di Roma.

Cosa mi ha colpito?
sembravano ragazzi normalissimi,
ne poveracci nè ricchissimi,
magari di ''buona'' famiglia.
sapete la dichiarazione di alcuni di questi alla domanda
cosa hai pensato quando hai sentito la notizia?
"io mi son messo a ridere quando ho sentito il nome suo..perchè da questo ragazzo non me lo aspettavo proprio"..."rido per la persona, non per il gesto"

ma si può essere così deficienti, dico io?
questi hanno dato fuoco ad un uomo!
io ammazzerei già quelli che si comportano così con gli animali, figuriamoci.

ma possibile che questa è la gioventù di oggi?
quelli che vanno in piazza
e non sanno (l'80%) neppure perchè lo fanno
quelli che in branco 'menano' (forse questo si faceva anche ai nostri tempi...)
quelli che tiravano sassi da un cavalcavia
quelli che si impasticcano e bevono e ubriachi fradici
usano la macchina del babbo (io li manderei tutti in picanto!..altro che mercedes, bmw, audi, etc etc..) e ammazzano 'incidentalmente' anche gli altri
adesso siamo arrivati a uccidere così.
a vedere che succede se si brucia un uomo.
paradosso.

calci in culo e via andare..
altro che!
quando ce vò, ce vò!
purtroppo non si nasce tutti buoni
e talvolta le parole non sono sufficienti, ahimè.
non tutti siamo intelligenti,
e questo è uno sforzo di onestà che i genitori dovrebbero fare.

altro che telefonino ad 8 anni...

scusate, ma io proprio non riesco a concepire tanta cattiveria..
e tanta superficialità.
c'è qualcosa che non va.
ed è dovere di noi genitori di oggi e di domani,
educare sti ragazzi
che son veramente arrivati al limite dell'umano.

e visto che ci siamo, vi faccio vedere l'intervista...


have a good day
e quando qualcuno vi fa una domanda, dite anche voi..e che ne so!!
KM

mercoledì 4 febbraio 2009

Ognuno ha quel che si merita

a cura di Ele

Potrei fermarmi qui.
In fondo il potere dell’immagine può essere ben più forte di quello della parola, e i due signori senza chitarra lo sanno benissimo, ognuno a modo suo.

C’è però un argomento di grande attualità che – secondo me – dimostra lo spessore e il carisma, politico e internazionale, di chi ci governa oggi.
Il caso Battisti – questione sicuramente spinosa.
Il protagonista, per chi non conoscesse la vicenda, è un (ex) terrorista accusato di aver ucciso 4 persone nel corso di una rapina finalizzata a finanziare la causa.
Latitante da sempre, si è rifugiato dapprima in Francia e poi in Brasile.
Brasile che, proprio di recente, nega l’estradizione, sostenendo che in Italia la vita di Battisti sarebbe in pericolo.
Questione sicuramente spinosa ma – in fondo – puramente giuridica; e come tale, andrebbe affrontata e verrebbe affrontata in qualunque paese normale.
Non in Italia.
Dove la questione si sposta immediatamente, e nel modo più becero, sul piano politico, con il ritiro dell’ambasciatore – IL RITIRO DELL’AMBASCIATORE???!!!???
Ma i nostri “rappresentanti” lo sanno a cosa serve un ambasciatore e quando è opportuno ritirarlo?
Recentissimo il caso di Israele che ha minacciato di interrompere le relazioni diplomatiche con il Vaticano se non si fosse intervenuti sulle dichiarazioni negazionistiche di Williamson.
Negazione della Shoa da una parte – mancata estradizione di Battisti dall’altro.
Praticamente la stessa cosa…

Ma il bello è che nessuno ha avuto niente da ridire sull’atteggiamento fermo del nostro governo.
Almeno, fino a quando a La Russa non è venuta la balzana idea di dire “Cancelliamo la partita Italia-Brasile”.
Apriti cielo!
A Silvio è venuto un mezzo colpo e si è subito affrettato a smentire il suo intraprendente ministro.
Annullare la partita Italia – Brasile?
Dopo che per tenere Kakà ha dovuto abbandonare la campagna elettorale in Sardegna?
Qui si rischia di perdere in un colpo solo Kakà, Pato e Ronaldinho! Dida no, quello ce lo lasciano.

Ognuno ha quel che si merita…

P.S.
Non inseguo più chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla
Giovanni Trapattoni

martedì 3 febbraio 2009

Guantanamera, guajira guantanamera!

di Mr. Wolf

Due settimane fa scrissi per forza di cose di Obama, l’evento che cadeva proprio nel giorno del mio scrivere (o forse il contrario..) era troppo importante per poter parlare d’altro ed essere preso in considerazione. Ne scrissi dando sfogo anche ai miei intimi desideri che qualcosa di meglio potesse accadere su questa terra, sperando che un po’ della Speranza Universale partorita dalle folle osannanti in tutto il mondo mi pervadesse. Ora, dopo quell’orgia di speranza fede e carità, torno a parlarne un po’ più lucidamente, per constatare che la percezione che le masse hanno dei fenomeni è molto spesso slegata dalla realtà: soprattutto se le masse sono nostrane e chi le informa recita in verità, guardando alla figura carismatica del neo-presidente americano, un “vorrei ma non posso”.

Ovviamente per parlare di economia è presto, non c’è stato il tempo materiale per prendere dei provvedimenti importanti, e il presidente è riuscito per ora solo a far approvare dalla Camera uno stanziamento da 815 miliardi di dollari; solo, direte voi? Sì, solo, perché praticamente li aveva già in mano, si sapeva da prima del suo insediamento e così sarebbe stato per un eventuale presidente McCain, ma non è ancora stato deciso come spenderne uno, di quei dollari.
Quindi passerei a ciò che ci può riguardare più da vicino, cioè la politica estera; partendo da dentro gli USA.
Il primo atto ufficiale del presidente è stato firmare la delibera di chiusura della prigione di Guantanamo, e non si poteva aspettare nulla di diverso visto che era stato ampiamente annunciato, e il non farlo probabilmente avrebbe bruciato in un attimo tutto il sostegno e la fiducia su cui ora veleggia. Di non secondaria importanza la firma è stata a costo zero.

Ma c’è un però, anzi ce ne sono parecchi, uno per ogni ospite di Guantanamo.
La chiusura della prigione, che per inciso mette giustamente fine ad un’aberrazione giuridica mostruosa, prevede ovviamente la diversa destinazione dei 250 detenuti che ospita e pare chiaro che l’intenzione non sia quella di rilasciarli sul suolo americano, trattandosi in fin dei conti di sospetti terroristi, e dico giustamente sospetti dato che una buona parte di essi non è mai stata formalmente accusata di nulla; ma dove li vogliamo mandare? A casa loro? No, mi spiace, non si può fare, a casa loro spesso non li vogliono, e quelli che li rivogliono li aspettano a braccia aperte per ottenere informazioni, diciamo anche con l’uso della tortura, e di certo Obama questo non lo può avallare. Oppure li aspettano perché tornino a fare il “mestiere” che facevano prima, perché non sono mica tutte vittime innocenti: emblematico il caso di Said Al-Shiri, rilasciato e tornato in Arabia Saudita e lì sparito; riemerso dalle sabbie dello Yemen è diventato un capo di Al Qaeda nonché mente di un attentato all’ambasciata americana dello stesso stato. L’opinione pubblica a stelle e strisce, pur approvando il gesto ora però chiede soluzioni concrete e sicure prima che un solo detenuto venga liberato.

L’Unione Europea per bocca di Javier Solana ha dichiarato che il problema è “tutto americano” ma che se serve “proverà a dare il suo aiuto”, elegante diplomatismo per “e mo’ so’ cazzi vostri!” Alcuni stati si sono proposti singolarmente per ospitare gli orfani di Guantanamo, come la Svizzera (avranno trovato la maniera di farci dei soldi?) o la Gran Bretagna e forse anche la Germania, ma davvero c’è chi sarebbe disposto a lasciare circolare liberamente sul proprio territorio questi potenziali terroristi, magari in uno stato ormai senza frontiere all’interno della Comunità Europea? L’unica temibile incognita sul suolo europeo potrebbe essere la Francia, conoscendone gli abitanti, ma penso che con Sarkozy, fatto salvo qualche ingerenza della sua consorte dalla mente cristallina, non sia tipo da fare certe fesserie.

Tralasciando l’ironia sui francesi che non riesco, perdonatemi, quasi mai a limitare, noto che anche in questo caso, come per la maggior parte di ciò che era nel suo programma, Obama pare difettare di pragmatismo e sperando di essere smentito al più presto chiuderò alla maniera Europea con un bel: presidente, proverò a darle il mio aiuto!

Mr.Wolf

lunedì 2 febbraio 2009

Lunedì neve

'giorno!
e anche oggi, qui a Milano, ci siamo svegliati con la neve!
mi farò il solito giretto nel parco, sperando di non rimanerci chiusa!:-)

vi lascio alla rubrica del lunedì, di Miike.
buon lunedì!

KM

Lunedì cinema
di Miike

Ciao a tutti,

continua il periodo denso di uscite. Tra le pellicole più interessanti, mi permetto di segnalare Milk, un bel biopic di Gus Van Sant. Il film di questa settimana è opera di uno dei registi più apprezzati dell'ultima decade, quel Sam Mendes che nel 1999 ottenne un clamoroso successo mondiale con American Beauty.


Revolutionary Road

di Sam Mendes
Amaro, misantropo e implacabile, Revolutionary Road è la trasposizione di un romanzo corrosivo e cinico di Richard Yates, che parla della disperazione della normalità e del peso della disillusione, mettendo in scena le vicende di un matrimonio infelice. Ambientato nel 1955 (anche se pubblicato nel 1961), il romanzo racconta il dramma di Frank e April Wheeler, una graziosa e giovane coppia della middle class che finisce per rendersi conto, nonostante la serena vita di periferia - nonostante una routine scandita dall'orario dei treni per andare al lavoro ogni mattina, due figli piccoli, un bar ben fornito e una finestra con vista su un giardino curato come quello di un cimitero - di essere in fondo uguale a tutte le altre, colpevole di aver sacrificato i propri sogni sull'altare del conformismo e del compromesso.

La storia è una progressiva discesa verso l'abisso, senza spazio per umorismo e ironia. All'inizio i due protagonisti sembrano una coppia da copertina: Frank fa il pendolare e svolge un lavoro ben retribuito a Manhattan per la Knox Business Machines, un'azienda pronta a cavalcare la rivoluzione informatica; April cura la casa di famiglia alla fine di Revolutionary Road - la più bella strada del vicinato, un nido perpetuamente baciato dal sole, e accudisce i due bambini della coppia. Nonostante ciò, sia Frank (talentuoso self-made-man) che April (ex promettente attrice) aspirano a vite maggiormente significative, pur senza sapere esattamente cosa questo possa significare per loro, e soprattutto soffrono per essersi rassegnati a una quotidianità fatta di sigarette e cocktail (qualcuno ricorda Mad Men?), cene con i vicini, e occasionali fiammate di passione, sempre più vuote di sentimento.

La soluzione (invero piuttosto naif) per uscire dalla crisi viene proposta da April: vendere la casa, abbandonare il lavoro, e trasferirsi a Parigi, un posto che la ragazza conosce per una foto sbiadita e Frank per i vecchi racconti di guerra, una città dove poter esaudire i rispettivi sogni bohemienne. Frank accetta la proposta, ma proprio qui iniziano le complicazioni. Il suo lavoro diventa improvvisamente più complicato e impegnativo - specialmente quando i rapporti con la segretaria cominciano a divergere dall'aspetto professionale, e April, alle prese con una disperazione e frustrazione crescenti, finisce per trovarsi in una situazione personale in grado di rendere il trasferimento in Francia molto più complicato di quanto inizialmente immaginato. La vita dei due, intrinsecamente bugiardi sia verso sé stessi che verso gli altri, scivola così verso il dramma.

Trama impegnativa, eh? Ebbene, il problema di base di Revolutionary Road sta proprio nella storia, in quanto sia lo scenario che il linguaggio appaiono oggi piuttosto datati. La connotazione di Parigi come luogo dove "ritrovare sé stessi", senza avere una minima idea di quale potrebbe essere questo "sé", é molto old-fashioned, come lo é l'espediente drammatico per cui l'unica persona di dire la verità in tutto il film è un malato mentale sopravvissuto a 37 interventi di elettroshock, in licenza da un ospedale psichiatrico. Al contempo, come l'eccezionale intepretazione di Michael Shannon nel ruolo è in grado di fornire credibilità al personaggio, è il lavoro d'equipe dietro il film che impedisce al tutto di crollare, e di diventare troppo inverosimile nonostante la mancanza della straordinaria precisione e profondità psicologica del romanzo.
In fondo, il film lascia l'impressione di essere un esempio da manuale di come parti di qualità non sempre riescano a fondersi per creare un assieme del tutto soddisfacente. Le interpretazioni degli attori sono impeccabili, tanto nei protagonisti (una disperata Kate Winslet e un Leonardo di Caprio "giovane fallito" - è peraltro assai intrigante pensare alla loro storia come al continuo di quella di Jack e Rose in Titanic, se non ci fosse stato un iceberg di mezzo) che nei ruoli di supporto. La direzione artistica, la regia e la colonna sonora sono eccellenti, quasi monotone nella loro perfezione. Mendes, con il suo stile naturalmente teatrale, assieme allo sceneggiatore Justin Haythe, pagano il giusto tributo a uno scrittore e a un libro ignorato per decenni, e non ci sarebbe da stupirsi se il film ottenesse riconoscimenti agli Oscar. Eppure, in qualche modo Revolutionary Road non ispira altro che ammirazione; tutti sono "troppo bravi", l'atmosfera è da grande classico del passato, e non si raggiungono mai i livelli di empatia generati da altre messe in scena del tema, tra cui American Beauty dello stesso Mendes, in cui un sacchetto di plastica mosso dal vento era in grado di catturare la sensazione di deriva umana in maniera molto più pregnante.

6,5/10.

Trailer