lunedì 2 febbraio 2009

Lunedì neve

'giorno!
e anche oggi, qui a Milano, ci siamo svegliati con la neve!
mi farò il solito giretto nel parco, sperando di non rimanerci chiusa!:-)

vi lascio alla rubrica del lunedì, di Miike.
buon lunedì!

KM

Lunedì cinema
di Miike

Ciao a tutti,

continua il periodo denso di uscite. Tra le pellicole più interessanti, mi permetto di segnalare Milk, un bel biopic di Gus Van Sant. Il film di questa settimana è opera di uno dei registi più apprezzati dell'ultima decade, quel Sam Mendes che nel 1999 ottenne un clamoroso successo mondiale con American Beauty.


Revolutionary Road

di Sam Mendes
Amaro, misantropo e implacabile, Revolutionary Road è la trasposizione di un romanzo corrosivo e cinico di Richard Yates, che parla della disperazione della normalità e del peso della disillusione, mettendo in scena le vicende di un matrimonio infelice. Ambientato nel 1955 (anche se pubblicato nel 1961), il romanzo racconta il dramma di Frank e April Wheeler, una graziosa e giovane coppia della middle class che finisce per rendersi conto, nonostante la serena vita di periferia - nonostante una routine scandita dall'orario dei treni per andare al lavoro ogni mattina, due figli piccoli, un bar ben fornito e una finestra con vista su un giardino curato come quello di un cimitero - di essere in fondo uguale a tutte le altre, colpevole di aver sacrificato i propri sogni sull'altare del conformismo e del compromesso.

La storia è una progressiva discesa verso l'abisso, senza spazio per umorismo e ironia. All'inizio i due protagonisti sembrano una coppia da copertina: Frank fa il pendolare e svolge un lavoro ben retribuito a Manhattan per la Knox Business Machines, un'azienda pronta a cavalcare la rivoluzione informatica; April cura la casa di famiglia alla fine di Revolutionary Road - la più bella strada del vicinato, un nido perpetuamente baciato dal sole, e accudisce i due bambini della coppia. Nonostante ciò, sia Frank (talentuoso self-made-man) che April (ex promettente attrice) aspirano a vite maggiormente significative, pur senza sapere esattamente cosa questo possa significare per loro, e soprattutto soffrono per essersi rassegnati a una quotidianità fatta di sigarette e cocktail (qualcuno ricorda Mad Men?), cene con i vicini, e occasionali fiammate di passione, sempre più vuote di sentimento.

La soluzione (invero piuttosto naif) per uscire dalla crisi viene proposta da April: vendere la casa, abbandonare il lavoro, e trasferirsi a Parigi, un posto che la ragazza conosce per una foto sbiadita e Frank per i vecchi racconti di guerra, una città dove poter esaudire i rispettivi sogni bohemienne. Frank accetta la proposta, ma proprio qui iniziano le complicazioni. Il suo lavoro diventa improvvisamente più complicato e impegnativo - specialmente quando i rapporti con la segretaria cominciano a divergere dall'aspetto professionale, e April, alle prese con una disperazione e frustrazione crescenti, finisce per trovarsi in una situazione personale in grado di rendere il trasferimento in Francia molto più complicato di quanto inizialmente immaginato. La vita dei due, intrinsecamente bugiardi sia verso sé stessi che verso gli altri, scivola così verso il dramma.

Trama impegnativa, eh? Ebbene, il problema di base di Revolutionary Road sta proprio nella storia, in quanto sia lo scenario che il linguaggio appaiono oggi piuttosto datati. La connotazione di Parigi come luogo dove "ritrovare sé stessi", senza avere una minima idea di quale potrebbe essere questo "sé", é molto old-fashioned, come lo é l'espediente drammatico per cui l'unica persona di dire la verità in tutto il film è un malato mentale sopravvissuto a 37 interventi di elettroshock, in licenza da un ospedale psichiatrico. Al contempo, come l'eccezionale intepretazione di Michael Shannon nel ruolo è in grado di fornire credibilità al personaggio, è il lavoro d'equipe dietro il film che impedisce al tutto di crollare, e di diventare troppo inverosimile nonostante la mancanza della straordinaria precisione e profondità psicologica del romanzo.
In fondo, il film lascia l'impressione di essere un esempio da manuale di come parti di qualità non sempre riescano a fondersi per creare un assieme del tutto soddisfacente. Le interpretazioni degli attori sono impeccabili, tanto nei protagonisti (una disperata Kate Winslet e un Leonardo di Caprio "giovane fallito" - è peraltro assai intrigante pensare alla loro storia come al continuo di quella di Jack e Rose in Titanic, se non ci fosse stato un iceberg di mezzo) che nei ruoli di supporto. La direzione artistica, la regia e la colonna sonora sono eccellenti, quasi monotone nella loro perfezione. Mendes, con il suo stile naturalmente teatrale, assieme allo sceneggiatore Justin Haythe, pagano il giusto tributo a uno scrittore e a un libro ignorato per decenni, e non ci sarebbe da stupirsi se il film ottenesse riconoscimenti agli Oscar. Eppure, in qualche modo Revolutionary Road non ispira altro che ammirazione; tutti sono "troppo bravi", l'atmosfera è da grande classico del passato, e non si raggiungono mai i livelli di empatia generati da altre messe in scena del tema, tra cui American Beauty dello stesso Mendes, in cui un sacchetto di plastica mosso dal vento era in grado di catturare la sensazione di deriva umana in maniera molto più pregnante.

6,5/10.

Trailer

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Prima di parlare del film un piccolo commento sulla neve, che continua a scendere copiosa...
Ma il sale, questa volta, a chi l'avrà prestato il nostro sindaco?

Veniamo al film, che ho visto proprio ieri.
Concordo in buona parte con il commento di Miike.
Aggiungo però quello che, secondo me, è il vero tema portante del film e che rimane, parzialmente e correttamente, irrisolto.
Alla fine, il film racconta il fallimento del sogno americano.
Coppia giovane e bella, arriva in un grazioso paesino e si sistema in una delle case più belle, in posizione molto gradevole e circondata da tanto verde, perfetto per i bambini che, puntualmente, arrivano.
Eppure la felicità non è esattamente di casa.
Ma alla fine chi ha ragione?
Lei che, disperata, vuole fuggire a Parigi per ricominciare a vivere?
O lui che, consapevole di essere un uomo sposato con due figli, cerca di essere realista?
Come si fa a ritrovare la felicità? Fuggendo a Parigi come nei sogni da ragazzi o accettando la vita adulta?
Insomma, il sogno americano è un sogno o un incubo?
La domanda rimane (quasi) aperta anche se la scena finale abbozza una risposta.

Un ultimo commento da parte mia.
Kate Winslet è eccezionale!

Anonimo ha detto...

urca! confidavo molto in questo film, ho visto una volta il trailer al cinema e ne sono rimasto affascinato, e ora andrò a vederlo con un tarlo nella testa...forse non bisognerebbe leggere recensioni prima...

DTN

Kill Mosquitos ha detto...

mah...quelle dei giornali di solito non le leggi per capire se un film ti interessa o no?

Miike78 ha detto...

@dtn
Perchè non leggere rece? Magari invece dopo aver letto questa potrai andare a vederlo con aspettative minori e quindi godertelo di più, e/o magari mandarmi a quel paese perchè a te piacerà tantissimo :D

@kakatonics
Interessante la tua interpretazione... Non so, io ho trovato tutto così "ibernato" e fuori dal tempo che il tema del fallimento dell'american dream mi è arrivato, sì, ma i presupposti narrativi erano troppo deboli. Inoltre, ho avuto l'impressione - spero di essere smentito presto - che Mendes abbia preso la strada (facile) della messa in scena di personaggi un po' troppo stereotipati: come tutti i soldati in Jarhead erano ignoranti squilibrati, in Revolutionary Road c'è una visione così assolutamente negativa del genere umano nella sua totalità, che il tema della critica sociale mi è quasi scivolato addosso...

Anonimo ha detto...

Caro Miike

direi che le nostre interpretazioni discordanti danno un buon motivo a dtn per andare a vedere il film!

Anonimo ha detto...

sono andato a vederlo ieri sera!
mi è piaciuto? ni
concordo Miike, con direi quasi tutto quello che hai detto, attori splendidi, su tutti direi la Winslet, regia perfetta come descrizione e ricostruzione, ma non si viene mai veramente coinvolti, è un film che non si "sente"

bravo, bella rece

DTN