mercoledì 18 marzo 2009

La rubrica di Ele

I migranti – very special ones

Tempo fa, a Zelig, il mitico Vano Fossati annunciò una canzone dedicata ai migranti, a coloro che vengono da una terra lontana e sconosciuta, a coloro che hanno la pelle di un colore diverso rispetto alla nostra.

Chitarra e poi le prime parole: “Noi puffi siamo così…”

Dalla sottile ironia di Rocco Tanica agli sproloqui fascio-leghisti, il passo è breve.
Oggi in Italia (e non solo) lo straniero è visto come causa di tutti i mali – della crisi, della disoccupazione, della criminalità, delle contaminazioni alimentari e del degrado urbano.
Lo straniero è il diverso – che non abbia la pelle blu e sia alto molto più di due mele e poco più non importa – è come se lo fosse.

Poi c’è la reazione nauseo-buonista della “sinistra” che ci ricorda di quando gli albanesi eravamo noi e celebra, con l’accondiscendenza del padre padrone, quei migranti che hanno avuto successo nel nostro paese, magari aprendo una piccola impresa che dà lavoro ad altri fratelli che vengono da lontano.

E poi c’è il pallone, per fortuna sempre rotondo, che mette d’accordo tutti nell’acclamare o insultare il migrante per eccellenza, lo zingaro di lusso – the special one, Josè Mourinho.

E poi ci sono gli italiani all’estero.
Anche qui, la politica si divide.
La destra, sempre fascio-leghista, ci ricorda i nostri compaesani migrati con la valigia di cartone e ne esalta il diritto di voto, che dovrebbe essere dovere di votare a destra.
Anche se non è stato così.

E allora la sinistra ci ricorda la fuga dei cervelli, perché i migranti italiani oggi sono altri, sono giovani brillanti, spesso del sud, che non trovando opportunità nel nostro paese, sono costretti a migrare per mettere le proprie capacità e le proprie competenze al servizio del pianeta.

E poi c’è sempre il pallone, che porta a migrare alcuni talenti di casa nostra, da Luca Toni a Giuseppe Rossi passando per Fabio Cannavaro, Fabio Capello e Ringhio Gattuso.
Ma lui poi è tornato, è tornato da vincitore e continua ad essere un vincitore.
Un simbolo dell’italianità che trionfa con la sola forza di gambe e di volontà.

Perché – alla fine – è questo che destra e sinistra cercano: un simbolo che incarni i propri rispettivi valori e dia lustro alle proprie posizioni, imponendole sulla scena mediatica come giuste e vincenti.
E allora si cercano
- l’Obama italiano
- lo Zapatero italiano
- il Sarkozy italiano – in realtà questo non lo cerca nessuno, ma tanti vorrebbero essere al suo posto, quanto meno sul suo cuscino
- il Bush italiano
- l’Haider italiano
Ce la mettiamo tutta, ma non ne troviamo neanche uno; fatta eccezione forse per il Senatùr, ma qui si ribaltano le parti – qualcuno anni fa parlò Haider come del Bossi austriaco.

Come che nessuno, lassù nelle alture di Montecitorio, Palazzo Chigi e colli confinanti, si ricorda del più grande tra i migranti italiani contemporanei, dello zingaro che, dopo aver vinto tutto in Italia, ha vinto, professionalmente e umanamente, in tutta Europa, isole comprese?

Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino.

Dopo aver vinto tutto in Italia e, soprattutto dopo essere diventato un’icona del surrealismo grazie alla Gialappa’s Band (che è diventata Gialappa’s band proprio grazie a lui), ha fatto le valigie ed è migrato verso la Germania.
In terra teutonica ha continuato
Nella terra della birra ha continuato
A. a vincere
B. a riempire le domeniche sera degli italiani con le sue parabole linguistiche, questa volta in tedesco, lingua appresa grazie ad un maestro portoghese
Memorabile la sfuriata contro il povero giocatore che, suo malgrado, porta il nome di Strunz!
I tedeschi, più furbi di noi nel trasformare la creatività in concretezza, ne hanno fatto uno spot per lavatrici!

Poi il ritorno in Italia alla guida della nazionale; avventura che si è conclusa con quella Corea che, per altri, in passato, fu fatale.

Non per lui, valigia di nuovo in mano e nuovi trionfi, prima in Portogallo (ricordate l’insegnante di tedesco) poi il ritorno in Germania e, oggi, l’Irlanda, alla guida della nazionale 42* nella classifica FIFA.
Mentre Don Fabio litigava con Beckham, Rooney e tutte le wags, il Trap lavorava con i suoi giocatori meno mondani e portava la nazionale irlandese dal 42* al 24* posto nella graduatoria FIFA e, guarda un po’, ad avere gli stessi punti della blasonatissima Italia alla vigilia della sfida del primo aprile.

Tra un allenamento e l’altro, il buon Trap ha compiuto ieri 70 anni e la sua nuova terra d’adozione lo ha festeggiato con tutti gli onori.
Anche perché, per caso o per amore, il Trap è nato il giorno di San Patrizio!

Happy birthday special one!

P.S.
Per chiudere, un invito a chi:
A. è certo di superare il 50% alle europee
B. è certo di recuperare almeno 10 punti percentuali rispetto alle amministrative
C. è certo di superare la soglia del 4% alle europee
D. vede il Quirinale dietro l’angolo
E. ecc ecc ecc

NON DIRE GATTO SE NON CE L’HAI NEL SACCO!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

scusate, devo correggere un errore "di sbaglio".
La canzone non è di Ivano Fossati, ma di Vano Fossati (alias Rocco Tanica)

Kill Mosquitos ha detto...

perdono!
errore dell'editore!ora aggiorno!