giovedì 26 marzo 2009

Gomorra

"...pensare che le proprie parole
possano cambiare le cose..."
Roberto Saviano, 25 marzo 2009

ieri, allo speciale di Che tempo che fa

Mi ha molto colpito.
Moltissimo.
Non l'avevo mai 'sentito' dal vivo.
Questo ragazzo, che ora vive segregato.
In una stanza
e le uniche occasioni di contatto con l'esterno sono le interviste.
"io esisto ora", dice

un eroe, da imitare.
dovremmo prendere spunto da tanta forza.
''..non mi andava di dargliela vinta", dice.
Lui da solo.
contro una cultura camorristica
contro lo stato
che fa finta di niente, che non può fare niente.
e che, in molti casi, vittima anch'esso dei giochi di potere.
Dei voti.
Contro la mancanza di comunicazione
che consente alla camorra di diventare la soluzione dei problemi.

"..il dolore dei boss al rapimento di Tommy.." - ve lo ricordate? titolone sui giornali locali.
i boss che 'avvertono' i sequestratori che se toccano il bambino, per loro in prigione non ci sarà scampo.
La camorra fa giustizia. E si sostituisce allo stato.
Essere camorristi laggiù è fico.
E i ragazzini cominciano a spacciare in cambio di una motocicletta...

Un mondo parallelo, di cui non abbiamo neppure l'idea qui nel parco divertimenti in cui viviamo.

Lì è guerra. E nessuno se ne rende conto.
Ha fatto vedere delle foto, Roberto.
Delle foto di morti ammazzati, colpiti al volto.
Perchè i killer devono essere certi della loro morte.
Sapete nello sfondo delle foto chi erano i primi spettatori?
I bambini.
e questo, la dice lunga sulla situazione laggiù.

E lo stato, dov'è?
a fare l'interesse dei pochi.
Ecco dov'è.

e noi, sempre lì a guardare senza batter ciglio.

INDIGNAZIONE.
una parola dimenticata.

Per quel che può servire, io sono con te.

KM





4 commenti:

Cive ha detto...

Finalmente la tv capisce quale deve essere il suo potere.
Una trasmissione del genere in prima serata è davvero una rarità, a parte Report la domenica sera (sempre e cmq su Rai3).
Non riuscivo a schiodarmi da lì davanti, ascoltare quelle parole dovrebbe toccare tutti nello stesso modo, invece noi oggi eccoci qui, tornati al nostro lavoro, la palestra, gli amici, non cambia niente nelle nostre vite.
Sì, prendiamo coscienza di quello che succede, leggere il suo libro, ascoltarlo in teatro ci apre gli occhi su quel mondo sommerso e che ormai viene anche allo scoperto senza nenache troppi problemi.
Ma la guerra è laggiù...e noi? Come toglierci da questa complicità che risiede ne silenzio?
Mi ha colpito vedere quelle foto, i bambini in prima fila a vedere i morti ammazzati per strada. E penso a come ci si batta per mettere il bollino rosso o giallo sui film in tv, perchè certe scene non vengano viste dai bambini oppure solo se accompagnati da un genitore...e lì che bollino ci dobbiamo mettere?
Come si cresce con una infanzia così?
Sembrerà stupido, ma ieri sera mentre lui salutava e ringraziava il pubblico a me sono scese due lacrime.

Kill Mosquitos ha detto...

anche a me.
e volevo stargli vicino.
stamattina volevo creare un gruppo, su FB, per dirgli quanta gente gli sta vicino.
Non sono riuscita a farlo.
Lo farò più tardi.
Ma lo farò. Per ringraziarlo.
In fondo, si sta battendo anche per noi...

Miike78 ha detto...

C'è del marcio in Danimarca. E soprattutto connivenza. Mi viene in mente un articolo (http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601085&sid=aJtXWLHPau0Y&refer=europe) che avevo letto un paio di mesi fa, in cui si diceva che in Italia secondo l'Eurispes il volume d'affari legato alla criminalità era cresciuto del 40% nel 2007 rispetto all'anno precedente, diventando di fatto la prima voce dell'economia nazionale. Un mondo parallelo, le cui manifestazioni violente diventano davvero come diceva Saviano perverse forme di "giustizia" in un contesto in cui lo stato conta nulla. E anche però un mondo troppo grande perchè possa reggersi senza avere l'apporto, implicito o esplicito, di tante persone che di questo vivono o che su questo decidono di chiudere non uno ma due occhi perchè "è meglio così". E una voce come la sua da fastidio, appunto perchè risveglia forme di coscienza che a lungo sono rimaste sepolte sotto il luogo comune per cui alla fine l'importante è "vivere tranquilli", evitando di andare a ficcare il naso in situazioni poco trasparenti e potenzialmente esplosive, e anzi cercando di guadagnare il massimo dal proprio silenzio, per poi assistere con indifferenza e assuefazione all'ennesimo colpo di pistola.

Anonimo ha detto...

indignazione sì. bel post fa riflettere anche a chi non ha potuto vedere lo speciale...e fa riflettere che i problemi non sono certo quelli che viviamo noi, del resto è sempre relativa la cosa, fino a quando non ti capita...a noi nun ce tocca...sarebbe un'utopia allora cercare di vivere meglio noi che ce lo possiamo permettere? invece si VA IN CERCA del conflitto, della rimostranza, della complicazione, della prevaricazione nel quotidiano.quasi tutti i giorni. per forza. anche quando se ne potrebbe benissimo fare a meno e vivere serenamente ciò che non so nemmeno se ci spetta di diritto....giusto KM?

babà